C’è chi oggi calpesta il tricolore per provocazione, per ideologia o per ignoranza. E spesso ci aggiunge pure il sorriso compiaciuto, come se fosse un gesto di coraggio. No: è solo una vergogna. Perché ci sono italiani che quel tricolore lo portano addosso non per esibirlo, ma per servirlo. In silenzio. Senza clamore. Lontano da casa. Mentre altri, nelle piazze o sui social, si permettono di disprezzarlo senza aver mai sacrificato nulla per esso.

Era il periodo di Natale del 2011 quando, in qualità di Presidente della Regione Sardegna, mi recai in Afghanistan per far sentire la mia vicinanza ai nostri militari impegnati nella missione di Herat. Non era una visita protocollare, ma un dovere.

Durante la visita entrai nell’ospedale da campo. Tra i lettini incontrai un bambino afgano stremato dalla malattia, con i genitori al suo fianco. Mi avvicinai e — non da rappresentante delle istituzioni, ma da padre — gli accarezzai i capelli. In quell’attimo, quel volto segnato dal dolore si trasformò nel più dolce dei sorrisi. Quel sorriso non era per me, ma per chi lo aveva curato: i nostri soldati.

Ecco perché non accetto che qualcuno tratti la bandiera italiana come un oggetto da insultare. C’è chi la usa per sfregio e chi, ogni giorno, la difende rischiando la vita. Non mettiamo sullo stesso piano chi crea disordine e chi porta ordine. Chi distrugge e chi protegge. Chi provoca e chi serve.

Tra questi ultimi ci sono gli uomini e le donne della Brigata Sassari — e con loro tutte le nostre Forze Armate e forze dell’ordine — che da generazioni sono esempio concreto di disciplina, umanità e sacrificio.

Il tricolore non si insulta: si onora. E chi lo ama davvero non lo sventola per vanità, lo difende con i fatti.

A tutti i militari e agli appartenenti alle forze dell’ordine che in questi giorni hanno subito aggressioni e provocazioni vigliacche: sappiate che non siete soli.
La mia solidarietà è con voi, e la mia gratitudine è profonda. Non per ciò che rappresentate, ma per ciò che fate. Ogni giorno.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *