“Basta con la continuità territoriale precaria e ridotta al minimo”. Così Ugo Cappellacci, deputato e coordinatore regionale di Forza Italia-Sardegna, interpella il Governo per chiedere che alzi la voce davanti a Bruxelles. “L’Europa – spiega Cappellacci- tradisce le sue stesse norme e i suoi stessi principi con interpretazioni restrittive che non tengono conto di un dato oggettivo: la Sardegna è un’isola. E un’isola ha necessità di un effettivo diritto alla mobilità, da cui discende anche il rispetto di tutti gli altri: diritto al lavoro, libertà di impresa senza che il mercato sia limitato dai costi dei trasporti, diritto di stabilimento, diritto alla salute etc. Tutti questi diritti e queste libertà sono ora compressi da un sistema di collegamenti del tutto insufficiente. Nel 2013 – osserva Cappellacci, che all’epoca era presidente della Regione- varammo una continuità aerea che garantiva gli sconti per i residenti e 9 mesi l’anno anche per i nostri emigrati e per chiunque volesse raggiungere la nostra isola perché il fine è quello di collegare territori e di garantire la libera circolazione di persone e merci, in uscita e in entrata, a costi accessibili. Non vogliamo una riserva indiana. Perché è stata cancellata una misura finalizzata a quello sviluppo economico-sociale della Regione richiamato dal Regolamento comunitario 1008 del 2008? Dal 2013 ad oggi non siamo certo diventati una penisola ed è sufficiente osservare una cartina geografica per comprendere che non ci sono alternative all’aereo per collegare i territori. Perché si finge che non esista l’art. 16 di quel Regolamento che prevede tutto ciò? Sono inaccettabili anche le resistenze UE sulle rotte minori, inopinatamente cancellate durante la Giunta Pigliaru ovvero i collegamenti degli scali sardi con Bologna, Verona, Torino e Napoli. Carte e dati alla mano – evidenzia Cappellacci- siamo pronti ad andare a Bruxelles per esporre il nostro punto di vista e chiedere non privilegi ma il rispetto dei nostri diritti. Chiediamo al Governo un’azione incisiva per far valere le ragioni di un popolo e di un’isola che non chiedono aiuti di Stato ma soltanto di essere liberati da quelli che evidentemente sono svantaggi di Stato”.

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